Il re dei bonsai, è la definizione che meglio si addice a questo albero dall’aspetto forte e massiccio. Nella fase giovanile produce aghi abbastanza lunghi, ma col tempo tende a farli sempre più corti. La corteccia si apre con profonde fessure che gli conferiscono un aspetto vissuto e antico; che diventa addirittura "preistorico" nel caso della varietà "corticosa". Il Pino nero è in grado di vivere in condizioni estreme, senza nulla chiedere se non di essere lasciato in pace. Le cure necessarie a questa essenza sono davvero minime: il rinvaso va effettuato ogni 3-5 anni, va potato con parsimonia e, soprattutto, va annaffiato solo quando il terreno è veramente asciutto. Non è certo un bonsai che soffre per crisi di abbandono, semmai, il pericolo per lui è rappresentato dal bonsaista ansioso, che potrebbe danneggiarlo irrimediabilmente con l’eccesso di attenzioni.
ESPOSIZIONE
Come per tutte le conifere (Ginepri, Cedri, Abeti, ecc.) il Pino nero deve essere posizionato a cielo aperto, in modo che la rugiada notturna inumidisca la chioma; altrimenti, si dovranno effettuare delle nebulizzazioni con acqua sulla vegetazione.
In primavera, è particolarmente importante tenere il bonsai in pieno sole: infatti, come gia detto, questo bonsai tende a produrre degli aghi abbastanza lunghi, perciò, un’adeguata illuminazione gli permette di contenere l’allungamento degli stessi.
In estate, a differenza degli altri bonsai, questo Pino va tenuto sempre al sole, con l’accortezza di coprire solo il vaso in estate, in modo da non far surriscaldare le radici.
In autunno, ci si può regolare come in primavera, continuando a tenere il bonsai in pieno sole così da permettergli di vivere in salute il periodo vegetativo, che nelle regioni del centro-sud si protrae da settembre a novembre.
In inverno, come tutti i Pini, si può tenere tranquillamente all’esterno; avendo l’accortezza, se si vive nelle regioni del nord, di proteggere il vaso dalle gelate, poiché l’apparato radicale è la parte più sensibile, sia al caldo sia al freddo.
ANNAFFIATURA
L’annaffiatura del Pino nero va eseguita con estrema cautela; questa essenza ama vivere all’asciutto, perciò, bisogna fare attenzione a non tenere il substrato costantemente umido, bensì, occorre aspettare sempre che sia ben asciutto prima di annaffiare. In pratica, una volta stabilito che il substrato sia asciutto, conviene aspettare un altro giorno prima di annaffiare; naturalmente, ripetendo l’operazione due o tre volte a distanza di qualche minuto, per fare in modo che il terreno assorba completamente l’acqua versata.
Inoltre, va ricordato che sono molto salutari le nebulizzazioni sulla chioma se il bonsai non sta a cielo aperto.
POTATURA
Il periodo migliore per effettuare la potatura è l’inverno, stagione di riposo vegetativo. Il taglio dei rami si effettua con la tronchese concava, evitando le potature drastiche e lasciando sempre un ciuffo di vegetazione all’apice dei rami tagliati, per evitare che muoiano a causa del ritiro di linfa.
Quando occorre eliminare un ramo dal tronco, conviene accorciarlo a 1 o 2 centimetri e medicarlo con la pasta cicatrizzante poi, l’inverno successivo si elimina completamente utilizzando la tronchese sferica.
PINZATURA
Per ottenere un bonsai con rami ed aghi corti e folti, in primavera, quando i nuovi germogli (detti candele) hanno raggiunto la lunghezza di 3 cm., vanno accorciati ad 1 cm. semplicemente spezzandoli con le dita, oppure, con l’apposita forbice per conifere.
Successivamente, in estate, per equilibrare il vigore dei rami (che è maggiore nella parte alta della chioma) e ottenere un esemplare armonioso, si effettua la pinzatura dei germogli deboli che si sono aperti dopo l’accorciamento delle candele.
RINVASO
Il rinvaso del Pino nero va eseguito ogni 3 anni (per gli esemplari vecchi, occorre attendere anche 5 anni tra un rinvaso e l’altro) da novembre a marzo. Al momento di estrarre il bonsai dal vaso, potremmo trovarci davanti ad un fenomeno allarmante: la presenza di una muffa bianca attorno al pane radicale; niente paura, la micorriza (questo è il suo nome) è un fungo benefico che vive in simbiosi con le radici del Pino favorendo il sano sviluppo del bonsai, perciò, la sua presenza è un segnale positivo che va salutato con gioia.
Una volta appurato che il bonsai ha bisogno di essere rinvasato, la prima cosa da fare è di togliere gran parte della micorriza, per metterla sopra il primo strato di terra che verseremo nel vaso prima di ripiantare il bonsai. A questo punto, l’apparato radicale deve essere ridotto di 1/3 cercando di salvare le radici capillari, che andranno accorciate ma non eliminate del tutto. L’intervento va realizzato nel minor tempo possibile, in un ambiente fresco e senza vento; questo per evitare il disseccamento dei capillari.
Il substrato deve avere un perfetto drenaggio, perciò, conviene utilizzare il Kiryu, la classica Akadama fine, o meglio ancora, il Terriccio per Conifere.
Dopo il rinvaso è opportuno nebulizzare settimanalmente sulla chioma una soluzione di acqua e vitamina B. Dopo 4-6 settimane si può sospendere la vitamina e, se ci troviamo in primavera, si può procedere alla concimazione.
CONCIMAZIONE
Deve essere scarsa nella quantità, ma costante nel tempo, per tutto il periodo vegetativo (marzo-giugno e metà agosto, metà ottobre). Perciò, usare preferibilmente fertilizzanti a lenta cessione, come Biogold, Hanagokoro, ecc.)
AVVOLGIMENTO
Per l’avvolgimento dei Pini, i più esperti preferiscono utilizzare il filo in rame, al posto del classico filo in alluminio ramato, poiché a parità di diametro ha una maggiore tenuta; inoltre, a causa della naturale ossidazione di questo metallo, si mimetizza sul ramo dopo pochi giorni dall’applicazione. Il filo si può applicare tutto l’anno; per orientare i rami si può avvolgere la nuda corteccia senza problemi, al contrario, se dobbiamo piegare fortemente un ramo o addirittura il tronco, è opportuno avvolgerlo preventivamente con della rafia.
DIFESA DAI PARASSITI
I nemici più comuni del Pino sono gli Afidi, Acari e Cocciniglia. Un programma efficace di protezione può essere costituito da trattamenti preventivi effettuati a cadenza quindicinale con l'Acaricida Anticocciniglia.
Per difendere la pianta dal fungo che attacca le radici, conosciuto con il nome di marciume radicale, sono sufficienti 2 trattamenti l’anno con un Antimarciume radicale.
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